Biblioteca di Angarid Luogo di Scienza e Sapienza delle Terre Invisibili
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La 2° Battaglia di Mag Tured

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2010 22:01
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 149
Sesso: Femminile
29/03/2010 22:01

La 2° Battaglia di Mag Tured


I Tuatha De Danann e il loro arrivo in Eriu

Le Genti della Dea Dana, i Tuatha De Danann, dimorarono nelle isole settentrionali del mondo per apprendere la scienza occulta e la magia, le arti druidiche, la stregoneria e la saggezza, finché superarono i sapienti delle arti pagane.
Quattro furono le citta in cui si svolse la loro iniziazione alla dottrina segreta e alle arti druidiche: Falias, Gorias, Murias e Findias.
Da Falias fu portata la pietra di Fai, che fu posta a Temair: soleva lanciare un grido ogni qualvolta la calcava un re che assumeva la regalità di Eriu.
Da Gorias fu portata la lancia che appartenne a Lug. Contro di essa non fu mai vinta alcuna battaglia, né fu mai sconfitto colui che la teneva in mano.
Da Findias fu portata la spada di Nuada. Nessuno aveva scampo, una volta che fosse stata tratta dal fodero letale.
Da Murias fu portato il calderone del Dagda. Nessuna compagnia, per quanto numerosa, se ne allontanava insoddisfatta.Si tratta dei quattro talismani dei Tuatha De Danann: la pietra Fai era il simbolo della legittimità del potere; la lancia e la spada simboleggiavano il valore militare; il calderone, l’abbondanza e la generosità, cioè i pricipali attributi della regalità. In ognuna di queste città c’era un druida: Morfesa era a Falias, Esras a Gorias, Uscias a Findias, Semias a Murias. Sono i quattro filid, o poeti, che trasmisero ai Tuatha De la conoscenza e la dottrina segreta.
Ora, i Tuatha De strinsero alleanza con i Fomori, e Balor nipote di Net, diede la figlia Ethne in moglie a
Cian figlio di Diancecht. Dalla loro unione nacque Lug, un figlio ricco di vittorie.
I Tuatha De vennero in Eriu con una grande flotta per strappare l’isola ai Fir Bolg. Come furono giunti nel territorio dei Corco Belgatan, l’attuale Connemara, bruciarono le barche perché a nessuno venisse in mente di fuggire. Il fumo e la caligine che salivano dalle navi riempirono l’aria e la terra circostante; questa fu la ragione per cui si disse che erano arrivati su nubi di nebbia.

La prima battaglia di Mag Tured

La prima battaglia di Mag Tured fu combattuta tra i Tuatha De e i Fir Bolg. Questi ultimi furono sconfitti:
perirono in centomila, unitamente alloro re, Eochaid figlio di Erc. Fu in quella stessa battaglia che Nuada ebbe il braccio mozzato. Più tardi Diancecht il medico lo sostituì con un arto d’argento, che aveva i movimenti di ogni altro braccio. Lo assisteva Credne l’artigiano.
Ora, anche i Tuatha De Danann erano caduti numerosi nella battaglia, inclusi Edleo figlio di Ailda, Ernmas, Fiachra e Turili Bicreo. Ma chi sfuggì tra i Fir Bolg si rifugiò presso i Fomori, e si stabilì nelle isole di Ara, Ile, Mana e Racha, oggi Arran, Islay, Man e Rathlin. Tra i Tuatha De e le loro donne sorse poi una disputa a proposito della sovranità sugli uomini di Eriu, perché Nuada non era più qualificato a essere re, dopo che la sua mano era stata amputata. Dicevano che sarebbe stato più acconcio investire della sovranità Bres figlio di Elatha, loro figlio adottivo, in quanto, affidandogli il regno, avrebbero rafforzato l’alleanza con i Fomori. Suo padre Elatha figlio di Delbaeth era infatti re di quelle genti.

Concepimento e avvento di Bres

Ecco come era avvenuto il concepimento di Bres.
Un giorno una donna dei Tuatha De, Eri figlia di Delbaeth, scrutava il mare e il paese all’intorno dalla casa di Maeth Scene. Vedeva la distesa delle acque perfettamente calma, come fosse una tavola piana. Mentre era là, scorse qualcosa, e un’imbarcazione d’argento le apparve sui flutti. Le sembrò grande per dimensione, ma la forma non le era chiara. Quando la corrente la portò a riva, vide dentro lo scafo un uomo d’aspetto bellissimo, con capelli biondo oro fin sulle spalle, un mantello dalle bordure dorate, una camicia ricamata in oro e, sul petto, una spilla d’oro splendente con incastonata una gemma preziosa. Le sue lance d’argento bianco avevano punte di bronzo polito; cinque cerchi d’oro gli ornavano il collo, ed era cinto di una spada dall’eisa d’oro, con damaschinature d’argento e borchie d’oro.
«Questa ora è propizia alla nostra unione?» le chiese l’uomo.
«In verità, io non ho appuntamento con te» rispose la donna.
«Vieni, anche se non c’è stato convegno» disse l’uomo.
Così giacquero l’uno accanto all’altra. E quando l’uomo si levò per andarsene, Eri pianse.
«Perché piangi?» le chiese il guerriero.
«Ho due ragioni per dolermi» fu la risposta. «Perché, ora che ci siamo incontrati, mi separo da te. Inoltre, i giovani dei Tuatha De mi hanno richiesta più volte invano, mentre il mio desiderio è per te, dal momento che mi hai posseduta. »
«Ti sarà tolta la pena per l’una e l’altra cosa» dichiarò l’uomo.
Si sfilò dal dito medio l’anello d’oro e lo depose nella mano di Eri. Le disse che non avrebbe dovuto separarsene, né per venderlo né per regalarlo, se non per dario all’uomo al cui dito esso si fosse adattato.
«Ho però un’altra pena» disse ancora la donna.
«Non so chi sia venuto da me.»
«Non ti sarà nascosto: Elatha figlio di Delbaeth, re dei Fomori. Dal nostro incontro avrai un figlio, e non sarà chiamato altrimenti che Eochaid Bres, cioè Eochaid il Bello. Ogni cosa bella che si vedrà in Eriu, pianura o fortezza, birra o fiaccola, uomo, donna o cavallo, saranno giudicati mettendoli a confronto con questo tuo figlio. Allora si dirà: “ e’ un bres!”.»
Poi l’uomo se ne andò per la via da cui era giunto, e la fanciulla ritornò a casa: in lei era avvenuto il concepimento meraviglioso. In seguito Eri generò il figlio che ricevette il nome di Eochaid Bres, così come aveva stabilito Elatha. Trascorsa una settimana dal parto, il bambino mostrava la crescita di due settimane, e continuò in quel modo fino al compimento del settimo anno, allorché ebbe raggiunto la statura di un ragazzo di quattordici.
Fu in ragione della controversia sorta tra i Tuatha De e le loro donne che il regno fu conferito al ragazzo, il quale rimise sette ostaggi ai capi di Eriu in garanzia che potessero restaurare la sovranità, qualora le sue azioni malvagie lo avessero reso necessario. Sulla terra donatagli dalla madre fece poi innalzare una fortezza, Dun Bresa.

Tirannia dei Fomori

Dal momento che Bres aveva assunto la sovranità, i tre re dei Fomori, vale a dire Indech figlio di De Domnann, Elatha figlio di Delbaeth, e Tethra, gravarono Eriu di tributi. Non c’era fumo di focolare che non fosse soggetto alla loro imposta. Persino i guerrieri più forti furono costretti a servirli. Ogma portava le fascine di legna da ardere, il Dagda costruiva le fortezze. Per questo scavò i fossati intorno alla roccaforte di Bres.
Il Dagda finì per stancarsi del lavoro. Ora, egli soleva incontrare il satirista Cridenbel, un cieco ozioso, al quale le parole uscivano direttamente dal cuore. Al momento dei pasti Cridenbel pensava che la sua porzione fosse piccola, quella del Dagda grande. Così una volta disse:
«Sul tuo onore, Dagda! Fa’ che mi siano dati i tre pezzi migliori della tua razione di cibo. »
Da quel momento il Dagda glieli cedette ogni sera. Erano davvero grandi i bocconi dati al satirista, ciascuno della misura di un buon maiale. Ma quei tre pezzi erano il terzo della razione del Dagda; per questo la sua salute peggiorava.
Un giorno che il Dagda si trovava al lavoro nel fossato della fortezza di Bres, vide avvicinarsi suo figlio, il Mac Oc.
«Salute, Dagda! » disse il giovane.
«Altrettanto a te! » fu la risposta.
«Perché quell’aria da malato?»
«Per una buona ragione: Cridenbel il satirista pretende ogni sera i tre migliori bocconi della mia razione. >
«Ti do un consiglio» disse il Mac Oc.
Si mise una mano in tasca, ne trasse tre pezzi d’oro e li diede al Dagda, dicendo:
«Mettili nei tre bocconi che darai a Cridenbel alla fine della giornata: saranno davvero la parte migliore del tuo piatto.» Poi aggiunse: «L’oro si rivolterà nella sua pancia e Cridenbel morrà. Allora Bres pronuncerà un giudizio sbagliato, perché gli diranno: “Il Dagda ha dato al satirista un’erba velenosa che l’ha ucciso”. E la sua sentenza sarà la morte. Ma tu replicherai: “Ciò che dici, re dei guerrieri di Eriu, non è la verità di un principe. Mentre ero al lavoro, Cridenbel continuava a venire da me con questa pretesa: ‘Dammi, Dagda, i tre pezzi migliori della tua porzione. Oggi la mia casa ha poche provviste. E io sarei morto, se non avessi trovato i tre pezzi d’oro che ho messo nella razione data a Cridenbel: i bocconi che li contenevano erano certamente i migliori di quanti mi stavano innanzi. Perciò l’oro è nel ventre di Cridenbel, ed egli ne è morto”».
« chiaro» disse il re. «Si apra il ventre del satirista
e si cerchi l’oro. Se non sarà trovato, morrai; se, al
contrario, sarà rinvenuto, avrai salva la vita. »
Aperto il ventre, trovarono i tre pezzi d’oro, e il Dagda fu salvo.
Il mattino seguente il Dagda tornò al lavoro e, di nuovo, il Mac Oc si recò da lui e gli disse:
«Avrai presto finito la tua opera, ma in ricompensa pretendi che ti siano condotte le mandrie di Eriu. Tra di esse, sceglierai una giovenca dal mantello nero. »
Dopo che il Dagda ebbe portato a termine la sua fatica, Bres gli chiese che cosa volesse come salario.
«Che sia radunato in una sola piana tutto il bestiamedi Eriu» fu la risposta.
Bres aderì alla richiesta, e il Dagda scelse la giovenca dal mantello nero indicatagli dal figlio. A Bres sembrò di ben poco conto: dal Dagda si sarebbe aspettato una scelta migliore!

Guarigione di Nuada

Come si ricorderà, Nuada era mutilato, e Diancecht il medico gli aveva messo un arto d’argento che aveva i movimenti di ogni altra mano. Questo non parve buono a suo figlio Miach. Avvicinatosi alla mano che era stata mozzata, disse: «Giuntura con giuntura, tendine con tendine», e la guarì in tre volte tre giorni e tre notti. Neì primi tre giorni se la mise contro il fianco finché si fu ricoperta della pelle; i secondi tre giorni la tenne contro il petto; negli ultimi tre la ricoprì di ciuffi di giunchi, dopo che erano stati anneriti sul fuoco.
Diancecht non approvò l’intervento del figlio, e gli calò sulla testa un fendente che gli incise la pelle fino alla carne. Miach guarì grazie alla propria scienza. Allora Diancecht gli assestò un secondo fendente, e tagliò la carne fino all’osso. Nuovamente il ragazzo guarì la ferita ricorrendo alla propria arte. Diancecht lo colpì però una terza volta, e la spada penetrò fino alla membrana che avvolge il cervello. Il ragazzo guarì anche questa nuova ferita. Ma Diancecht inferse un quarto colpo, e gli tagliò in due il cervello, così che Miach morì. Diancecht disse che nessun medico avrebbe potuto porre rimedio a quel colpo.
Miach fu sepolto dal padre, e sulla sua tomba crebbero trecentosessantacinque erbe, vale a dire un numero uguale a quello dei suoi tendini e delle sue giunture. Poi Airmed, la figlia di Diancecht, distese il mantello e suddivise le erbe secondo le diverse proprietà. Ma il padre sopraggiunse e le confuse, così che in seguito nessuno, che non fosse stato istruito dallo Spirito santo, ne potesse conoscere l’efficacia. E Diancecht disse:
«Se Miach non è più, mi rimane pur sempre Airmed. »

Bres perde la regalità

Bres reggeva dunque il regno che gli era stato affidato. Ma i capi dei Tuatha De facevano sentire mormorii di scontentezza: il re non ingrassava i loro coltelli; per quanto gli rendessero visita, il loro alito non sapeva di birra. Nella corte, inoltre, non vedevano a divertirli né poeti né bardi, né satiristì né arpisti, e neppure suonatori di cornamusa o di corno, giullari o buffoni. Non vedevano i loro campioni cimentarsi o dar prova di sé innanzi al sovrano, salvo Ogma figlio di Etain. Ma la sua incombenza era di rifornire la fortezza di legna da ardere. Ne portava una fascina ogni giorno dalle isole della baia di Mod, e ogni volta il mare gliene strappava i due terzi, tanto era debilitato dalla mancanza di cibo. Così ne recava soltanto un terzo, e tuttavia doveva rifornire quella gente ora dopo ora.
Inoltre verso le tribù non venivano prestati né servigi né tributi,’e neppure le tribù rimettevano i loro tesori come onere dovuto alla corte.
Un giorno, nella dimora di Bres si presentò un poeta a chiedere ospitalità. Era Coirpre figlio di Etain, poeta dei Tuatha De. Fu fatto entrare in una casupola angusta e buia dove non c’erano né fuoco né mobilia né letto. Gli furono portate su un piattino tre piccole pagnotte, ed erano di pane secco. Quando l’indomani si alzò, non ne era certo riconoscente. Perciò, nell’attraversare il cortile, disse:

Senza cibo servito sul piatto,
senza il latte con cui cresce il vitello,
senza dimora d’uomo nell’oscurità della notte,
senza il soldo con cui pagare i cantastorie:
sia questa la condizione di Bres!

« Non ci sia più ricchezza per lui! »
Quella di Coirpre fu la prima satira composta in
Eriu, e le sue furono parole veritiere, perché da quel
giorno Bres non sperimentò che rovina.
Di conseguenza i Tuatha De si presentarono tutti insieme a Bres figlio di Elatha, loro figlio adottivo, e si appellarono alle garanzie ricevute. Bres riconobbe che il regno doveva essere restituito e che non aveva modo di rifiutare; ma pregò che gli fosse concesso di rimanere ancora sette anni.
«Ti sarà accordato» rispose concorde l’assemblea «ma, fino a quel termine, gli stessi garanti ci assicureranno il godimento di tutti i frutti che saranno deposti tra le tue mani, siano case o terre, oro o argento, vacche o provviste di cibo; nel frattempo, non ti saranno dovuti rendite o tributi. »
« Sarà come dite » fu la risposta di Bres.


Bres chiede soccorso ai Fomori

Bres aveva chiesto la dilazione con uno scopo: voleva radunare i Fomori, per sottomettere a forza i Tuatha De. Gli era penoso essere escluso dalla sovranità. Andò dunque a trovare la madre e le chiese quale fosse la propria stirpe.
«Lo so con certezza» rispose Eri.
Condusse il figlio sulla collina dalla quale aveva scorto la barca d’argento sul mare, poi scese alla riva e gli consegnò l’anello che le era stato lasciato. Quando Bres lo infilò al dito medio, gli si adattò a meraviglia. Eri non lo aveva ceduto a nessuno, né per vendita né per regalo; del resto, fino a quel giorno, non avrebbe trovato alcuno cui l’anello si sarebbe adattato.
Madre e figlio proseguirono poi fino alla terra dei Fomori e giunsero a una vasta piana dove trovarono radunati molti gruppi di uomini. Si avvicinarono alla schiera più splendida, e fu loro chiesto da dove venissero. Quando quelle genti seppero che erano di Eriu, vollero sapere se avessero cani, perché a quei tempi era consuetudine, quando ci si recava a un altrui raduno, sfidarsi in gare di destrezza.
«Ne abbiamo» rispose Bres.
Allora i cani si slanciarono nella corsa, e quelli di Bres risultarono più veloci di quelli dei Fomori. Fu poi chiesto se avessero cavalli da corsa.
«Ne abbiamo» fu la risposta, e i cavalli portati dalle terre dei Tuatha De furono più veloci di quelli dei Fomori.
Fu allora chiesto se avessero qualcuno abile nei giochi di spada.
«Uno soltanto» rispose Bres. «Sono io.»
Quando mise mano alla spada, il padre riconobbe l’anello d’oro e domandò chi fosse quell’eroe. Rispose per lui la madre. Disse che Bres era suo figlio, e gli raccontò per intero la storia che vi abbiamo appena narrata.
Il padre si rattristò per lui. Chiese:
«Quale necessità ti ha costretto a lasciare il paese che governavi?»
«La mia stessa arroganza e ingiustizia. Spogliavo i sudditi delle ricchezze e di ogni fortuna, non lasciavo loro di che mangiare. Mai, fino a ora, ai Tuatha De erano stati imposti tasse o tributi. »
«È male» rispose il padre. «Avresti fatto meglio a curarti della loro prosperità che dominarli. Meglio le
loro preghiere che le maledizioni. Perché sei qui? »
«Sono venuto a richiederti dei campioni. Vorrei prendere il paese di forza! »
«Non conquisterai con l’ingiustizia quanto non hai saputo conservare giustamente. »

«Resta allora da chiedere quale consiglio mi dam disse Bres.
Elatha Io mandò dal re delle Isole, che era Balor nipote di Net, un vero campione, e da Indech figlio di De Domnann, re dei Fomori. Radunarono tutte le truppe di Lochlann, da occidente fino a Eriu, per imporre il tributo e il dominio sui Tuatha De. Le loro barche formavano un unico ponte dalle isole Forestiere fino alle coste di Eriu.
Mai si vide giungere nell’isola esercito più terribile e spaventoso cli quello dei Fomori. In quella spedizione gli uomini della Scizia di Lochlann5 e quelli che venivano dalle isole Forestiere rivaleggiavano in ardimento.

Secondo regno di Nuada e arrivo di Lug a Temair

Per quanto riguarda i Tuatha De, ecco ciò che avvenne.
Nuada, succeduto a Bres, era divenuto re. In quell’occasione diede una grande festa a Temair, alla quale convenne anche un guerriero chiamato Lug Samildanach, dalle molteplici arti. Vi erano allora a Temair due guardiani: Gamal figlio di Fingal e Camail figlio di Riagail. Mentre uno di essi era al proprio posto innanzi alla porta, vide avvicinarsi una compagnia di gente forestiera alla cui testa era un giovane guerriero bello e altero, vestito come un re. Gli sconosciuti gli dissero di annunciare il loro arrivo.
«Chi siete? » chiese il guardiano.
«Qui è Lug figlio di Cian figlio di Diancecht e di
Ethne figlia di Balor, allevato da Tailtu figlia di Magmor, re di Spagna, e da Eochaid Garb il Rude figlio di Duach. »
Il portiere chiese a Samildanach quale arte praticasse, perché nessuno che non possedesse un mestiere poteva entrare a Temair.
«Poiché lo domandi, ecco la risposta: sono carpentiere» disse Lug.
«Non ci occorri» rispose l’altro. «Ne abbiamo già uno: Luchta figlio di Luachad.»
«Poiché lo domandi, guardiano» disse ancora Lug
«sono fabbro».
«Non ci occorri, ne abbiamo già uno: Colum Cualleinech, dalle tre tecniche nuove.»
«Poiché lo domandi, sono un campione.»
«Non ci occorri, ne abbiamo già uno: Ogma figlio di Etain».
«Poiché lo domandi» proseguì Lug «sono arpista.»
«Non ci occorri, ne abbiamo già uno: Abcan figlio di Bicelmos, che gli uomini dei tre dei7 scelsero nelle dimore dei side. »
«Poiché lo domandi, sono un eroe.»
«Non ci occorri, ne abbiamo già uno: Bresal Etarlam figlio di Eochaid Baethlam dalla mano fessa.»
«Poiché lo domandi, guardiano, sono poeta e sono storico».
«Non ci occorri: abbiamo già un poeta e uno storico: En figlio di Ethaman. »
«Poiché lo domandi, guardiano, sono mago.»
«Non ci occorri, abbiamo già dei maghi. Tra noi sono numerosi i druidi e coloro che hanno i poteri. »
«Poiché lo domandi, guardiano, sono guaritore. » «Non ci occorri. Diancecht è medico tra noi.» «Poiché lo domandi, guardiano, sono coppiere.» «Non ci occorri, ne abbiamo già nove: Delt e Drucht e Daithe, Tae e Talom e Trog, Glei e Glan e Glesi.»
«Poiché lo domandi, sono un buon artigiano del bronzo. »
«Non ci occorri, ne abbiamo già uno: Credne Cerd.»
«Chiedi allora al tuo re» disse Lug « se c’è un uomo
che da solo sappia tutte queste arti: se è così, non entrerò a Temair. »
Il guardiano si recò a palazzo e riferì al re ogni cosa.
«Alla tua porta è giunto un guerriero. Il suo nome è Samildanach, il Molto Dotato. Conosce tutti i mestieri che praticano le tue genti: è uomo di ognuna e di tutte le arti.»
Nuada ordinò che le scacchiere di Temair venissero portate a Lug, e questi vinse tutte le poste in gioco. Perciò fece erigere il Cro, o Recinto di Lug. (Se però il fidchell – gioco simile agli scacchi- fu inventato all’epoca della guerra di Troia, allora non poteva essere ancora giunto in Eriu, perché la seconda battaglia di Mag Tured e la distruzione di Troia avvennero nello stesso tempo.)
Quando Nuada fu informato dell’accaduto, ordinò che Lug fosse fatto entrare.
«Prima d’ora» disse «nessuno simile a lui è giunto nella mia dimora.»
Il guardiano lo lasciò dunque passare, e Lug entrò nella fortezza e andò a prendere posto sul seggio dei
sapienti, giacché conosceva ogni singola arte.
Allora il fortissimo Ogma lanciò attraverso una parete della sala una grande pietra che, per essere mossa, avrebbe richiesto lo sforzo di quattro ventine di coppie di buoi. Il masso cadde all’esterno, contro il recinto di Temair, e per Lug fu una sfida. Lo scagliò all’indietro, facendolo finire proprio nel centro del pavimento della sala; anzi, rimise addirittura a posto il frammento di parete che la pietra si era portata via quando era passata attraverso il palazzo, così che la costruzione fu di nuovo intera.
«Si suoni l’arpa per noi» dissero poi i presenti.
La prima sera, Lug suonò al re e ai suoi guerrieri la melodia del sonno, che li addormentò da quel momento fino alla medesima ora del giorno seguente, allorché intonò la melodia della commozione, che li fece piangere e lacrimare. Suonò poi la melodia della felicità, e quelli furono pieni di gioia e di allegrezza.
Quando Nuada ebbe visto i numerosi talenti del giovane guerriero, si mise a riflettere e a chiedersi se un uomo tanto abile avrebbe potuto liberarlì dalla servitù imposta dai Fomori. Fu tenuto consiglio, e Nuada giunse alla decisione di scambiare il proprio posto con il guerriero. Così Samildanach sedette sul seggio del re, e questi si levò innanzi a lui finché furono trascorsi tredici giorni.

Preparativi di guerra

Il mattino dell’indomani Lug si incontrò a Grellach Dollaid con i fratelli, il Dagda e Ogma, e con loro furono convocati i due congiunti, Goibnu e Diancecht. Rimasero a convegno segreto per un anno intero, e per questo Grellach Dollaid fu chiamata Amrun Fer nDea, il Segreto degli Uomini della Dea.
Furono poi chiamati tutti i druidi di Eriu, i medici, gli aurighi, i fabbri, i dispensatori di ospitalità e i giudici. Con ognuno di essi Lug e i suoi fratelli si intrattennero in segreto.
Lug chiese a Mathgen il mago di quali poteri disponesse, e questi rispose che, con la sua arte, avrebbe rovesciato le montagne di Eriu sopra i Fomori, in modo da far rotolare a terra le cime. Disse pure il nome delle dodici alture principali del paese che sarebbero state agli ordini dei Tuatha De Danann: Sliab Liag e Denna Ulad e le Benna Boirche, Bn Ruri e Sliab Bladma e Sliab Snechta, Sliab Mis e Blaisliab e Nevin e Sliab Maccu Belgadan e Segais e Cruachan Aigle.
Poi Lug chiese al coppiere quale potere sapesse. esercitare, e questi rispose che avrebbe portato innanzi ai Fomori i dodici principali laghi d’Eriu: per quanto tormentati dalla sete, non vi avrebbero trovato di che ristorarsi. Questi erano i laghi: Dercloch, Loch Luimnigh, Loch n-Orbsen, Loch Ri, Loch Mescdha, Loch Cuan, Loch Laig, Loch n-Echach, Loch Febail, Loch Dechet, Loch Rioach, Marloch.’° Allora i Fomorì si sarebbero volti ai dodici fiumi dell’isola: Buas, Boann, Banna, Nem, Lai, Sinann, Muad, Sligech, Samair, Fiann, Ruirtech, Siuir;1’ ma tutti i fiumi si sarebbero sottratti, così che non vi avrebbero trovato neppure una goccia d’acqua. Agli uomini d’Eriu, però, sarebbe stato fornito da bere per tutto il corso della guerra, quand’anche fosse durata sette anni interi.
Allora parlò il druida Figol figlio di Mamos.
«Da parte mia farò cadere tre rovesci di fuoco sui volti delle schiere dei Fomori; toglierò loro due terzi del coraggio e della forza, riterrò l’urina dentro i corpi degli uomini e dei cavalli. Al contrario, ogni respiro che esaleranno gli uomini di Eriu ne aumenterà il valore, il coraggio e la forza. Anche se restassero in battaglia sette anni interi, non sarebbero mai stanchi. »
«Il potere che vantate, io lo possiedo da solo» affermò il Dagda.
«Tu allora sei il Dag-da, la Buona Mano» si pronunciarono tutti. E da quel momento il nome gli restò.
Poi sciolsero il consiglio con l’accordo di riunirsi di lì a tre anni nello stesso giorno. Fissate le disposizioni per la battaglia, Lug, il Dagda e Ogma fecero visita ai tre dei di Dana, che diedero a Lug il piano della guerra: per sette anni si fecero i preparativi e si fabbricarono le armi.
Il Dagda possedeva una casa a Glenn Edin, nel nord, e in quella doveva incontrare una donna nel giorno di Samain, un anno circa prima della battaglia. Il fiume Unius del Connacht scorre più a sud. Fu in quel fiume, a Coran, che il Dagda vide la donna bagnarsi un piede ad Allod Echa, cioè Echumech, a valle del corso d’acqua, e l’altro a Loscuinn, a monte. Nove trecce sciolte le scendevano dal capo. Il Dagda le parlò, e si unirono. Da allora quel luogo è chiamato il «Letto della Coppia», ed è la Morrigan la donna di cui abbiamo detto.
La Morrigan rivelò al Dagda che i Fomori sarebbero sbarcati a Mag Scene: gli suggeriva perciò di convocare le genti d’arte di Eriu perché la incontrassero al guado di Unius. Da parte sua, sarebbe andata nello Scene per annientare il re dei Fomori, Indech figlio di De Domnann: lo avrebbe privato del sangue del cuore e dei reni del suo valore. In seguito, la Morrigan avrebbe porto le mani piene di quel sangue ai guerrieri che l’attendevano innanzi al guado di Unius, poi chiamato Guado della Distruzione, perché aveva visto la rovina del re fomoro.
Fu allora che gli uomini d’arte cantarono incantesimi sulle schiere dei Fomori. Questo avveniva una settimana prima di Samain; e gli uomini di Eriu si separarono per rincontrarsi alla vigilia di Samain: erano sei volte trenta centinaia, vale a dire che ogni terzo era formato da due volte trentamila.

Il Dagda visita il campo dei Fomori

Lug mandò il Dagda a spiare i Fomori e a trattenerli finché gli uomini di Eriu fossero convenuti per la battaglia. Il Dagda andò dunque al campo nemico a proporre una tregua, che fu accordata. I Fomori gli prepararono un porridge, ma il loro intento era di deriderlo, perché sapevano del suo grande amore per quel cibo. Riempirono il calderone del re, profondo cinque pugni, versandovi dentro quattro ventine di barili di latte appena munto e un’uguale quantità di farina e di grasso. Vi gettarono capre, montoni e maiali, tutti quanti a bollire insieme al porridge, che poi rovesciarono dentro una buca scavata nel terreno. Indech gli disse che sarebbe stato messo a morte, se non avesse finita tutta la zuppa d’avena: doveva mangiare a sazietà, perché non si potesse rimproverare ai Fomori di essere stati inospitali.
Il Dagda prese allora il suo cucchiaio, grande abbastanza da contenere un uomo e una donna coricati sul fondo: i bocconi che entravano in quel suo mestolone erano delle metà di maiale salato e quarti di lardo.
« un buon cibo, se il brodo vale il profumo» si pronunciò il Dadga nel portare alla bocca il cucchiaio pieno. «Dice bene il proverbio: la cattiva marmitta non guasta i buoni bocconi! »
Dopo che ebbe terminato, passò il dito curvo sul fondo della buca, tra il fango e la ghiaia, e infine si addormentò per digerire il pasto: aveva la pancia più grossa dei calderoni che servono a un’intera famiglia, e i Fomori ridevano di lui.
Poi il Dagda andò via e raggiunse Trag Esbha. Ma
non gli era facile camminare per via della dimensione del ventre. Il suo abbigliamento era indecente: una rnantellina con il cappuccio che scendeva a mala pena fino all’incavo dei gomiti e una tunica bruna che non andava al di là della sporgenza delle natiche e che, con un buco alla sommità, era assai larga sul petto. Il membro virile era lungo e scoperto. Portava due calzari di pelle di cavallo, con il pelo all’esterno. In mano aveva un randello forcuto che per essere trasportato avrebbe richiesto la forza di otto, e che il Dagda trascinava scavando una traccia profonda che sarebbe bastata a segnare il fossato di frontiera di una provincia. Per questo è chiamata la «Traccia della Clava del Dagda».

Consiglio di guerra

Intanto i Fomori si erano messi in marcia e avevano raggiunto lo Scene. Gli uomini di Eriu si trovavano sulla Piana di Aurfolaig, e i due eserciti minacciavano di scontrarsi.
«Gli uomini di Eriu osano offrirci battaglia» disse Bres figlio di Elatha a Indech figlio di De Domnann.
«Gliela accorderà» rispose Indech. «Presto le loro ossa non saranno che briciole, se non pagheranno i tributi. »
A causa délla sua grande bellezza gli uomini di Eriu presero la decisione di non permettere a Lug di scendere in campo. I suoi nove tutori furono quindi lasciati a proteggerlo: erano Tollus Dam e Ech Dam ed Eru, Rechtaid il Bianco e Fosad e Fedlimid, Ibor e Scibor e Minn. Paventavano la morte prematura dell’eroe daì molteplici talenti. Per questo non lo lasciavano andare a combattere.
I capi dei Tuatha De si radunarono dunque attorno a Lug, il quale chiese a Goibnu il fabbro di quale potere avrebbe saputo disporre a loro favore nella battaglia.
« E’ presto detto» fu la risposta. «Anche se gli uomini di Eriu combattessero fino al compimento del settimo anno, sostituirei con armi nuove la punta di ogni giavellotto che si staccasse dall’asta e ogni lama di spada che si spezzasse. Nessuna punta di lancia forgiata dalla mia mano mancherà il bersaglio, né la pelle che essa trafiggerà gusterà nuovamente la vita. Tanto non ha fatto Dolb, il fabbro dei Fomori. Sono ora pronto per la battaglia di Mag Tured. »
«E tu, Diancecht» chiese Lug «che potere avrai?»
« presto detto» fu la risposta. «Ogni nostro guernero che fosse ferito, a meno che non avesse avuto la testa mozzata, intaccata la membrana del cervello o spaccato il midollo spinale, lo farei tornare sano e intero per la battaglia dell’indomani.»
«E tu, Credne, mio artigiano, quale potere eserciterai ?»
« presto detto! Rivetti per le lance ed else per le spade, umboni e bordi per gli scudi: ecco quello che fornirei. »
«E tu, Luchta, mio carpentiere, quale potere avrai?»
« presto detto! Tutte le lance e tutti gli scudi di cui i nostri guerrieri avessero bisogno, io li fornirei. »
«E tu, Ogma, mio campione: quale sarà il tuo potere nella battaglia?»
« presto detto: respingere il re e i suoi amici nella misura di tre volte nove; sopportare il terzo dello
scontro insieme agli uomini di Eriu. »
« E tu, Morrigan, che potere avrai in questa battaglia?»
«Saprò prendere e colpire tutti coloro cui darò la caccia. »
«E voi, maghi?»
«Quando le nostre arti li avranno sopraffatti, si vedranno le piante pallide dei loro piedi; li priveremo di due terzi della forza, ritenendo l’urina nei loro corpi.»
« E voi, coppieri ? » «Susciteremo in loro una sete terribile, ma non troveranno bevanda che li ristorerà».
«E voi, druidi?»
«Rovesceremo sui loro volti nugoli di fuoco, così che non potranno levare lo sguardo e neppure resistere alle armi mortali di quanti li combatteranno. »
«E tu, Coirpre figlio di Etain?»
«Pronuncerò contro di loro una satira e una maledizione, e li svergognerò: grazie agli incantesimi della
mia arte non sapranno resistere ai nostri guerrieri.»
«E voi, Be Culle e Dianann, mie streghe?»
«Incanteremo gli alberi, le pietre e le zolle, che agli occhi dei nemici prenderanno l’apparenza di un esercito in armi: presi dal terrore, fuggiranno tremebondi. »
«E tu, Dagda?»
«Sarò al fianco degli uomini dì Eriu assalendo i Fo- mori con il massacro e con la magia. Numerosi quanto i chicchi di grandine calpestati dagli zoccoli dei branchi di cavalli durante l’uragano saranno le loro ossa sotto la mia dava, là dove si incontreranno i due eserciti sul campo di Mag Tured. »
Così Lug parlò di volta in volta a ciascuno secondo la sua arte, infondendo alle schiere tanta forza che ognuno ebbe l’animo di un re o di un principe potente.

La grande battaglia

Ogni giorno si ingaggiava la battaglia tra la tribù dei Fomori e i Tuatha De; tuttavia non vi prendevano parte né re né principi, soltanto gli uomini forti e alteri.
Ora i Fomori erano stupiti dì ciò che avveniva: le loro armi, cioè le spade e le lance, si spezzavano o si ottundevano nella battaglia, e quanti dei loro uomini rimanevano uccisi non tornavano in campo l’indomani. Ma non era lo stesso per i Tuatha De: benché nella giornata le loro armi si spezzassero o si ottundessero, il mattino dopo ne avevano di nuove, perché Goibnu il fabbro stava alla forgia a fucinare spade, lance e giavellotti, e gli bastavano tre gesti per fabbricarle. Da un’altra parte, Luchta il carpentiere formava i fusti delle lance con tre colpi d’ascia; l’ultimo, quello di rifinitura, faceva entrare l’asta nell’anello della lancia. Quando le armi erano posate sul lato della fucina, aggiustava gli anelli sulle aste con tale destrezza che non occorreva sistemarle ancora. Poi Credne, l’artefice del bronzo, forgiava i rivetti in tre colpi, quindi li scagliava nei buchi delle lance con tale precisione che non occorreva ribatterli, tanto si erano ben conficcati.

Ecco invece ciò che ridava ardore ai guerrieri caduti, così che l’indomani erano ancora più vivaci: Diancecht e i suoi due figli, Octriuil e Miach, e la figlia Airmed cantavano incantesimi sopra la fonte chiamata Slane, Salute, e vi immergevano gli uomini colpiti a morte, così come erano stati feriti. Ne uscivano tornati alla vita, le piaghe letali risanate dalla possente magia dei quattro medici attorno alla fonte.
Giunto infine il momento di ingaggiare la grande battaglia, i Fomori lasciarono l’accampamento, formando schiere forti e invincibili: non c’era capo o uomo dj valore che non avesse cotta di maglie sulla pelle, elmo sulla testa, grossa lancia nella destra, spada pesante e acuminata alla cintura, scudo robusto sulle spalle. Attaccare quel giorno i Fomorl sarebbe stato come battere il capo contro la roccia, ficcare la mano in un nido di serpenti, mettere la faccia dentro il fuoco.
Ecco i nomi dei re e dei capi che formavano il nerbo dell’armata fomora: Balor figlio di Dot figlio di Net; Bres figlio di Elatha; Tuiri Torbuillech figlio di Lobos; Goli e Irgoli Loscennlomn figlio di Lommglunech; Indech figlio di De Domnann re dei Fomori; Octriallach figlio di Indech; Omna e Bagna; Elatha figlio di Delbaeth.
Dall’altra parte si levarono anche i Tuatha De e mossero alla battaglia lasciando i nove compagni a proteggere Lug. Quando si giunse allo scontro, però, Lug sfuggì alla sorveglianza sotto l’aspetto del suo auriga; e fu proprio lui il primo a trovarsi sul carro sul fronte della battaglia. Incitava i guerrieri a combattere con ardore perché non protraessero il vincolo della schiavitù: era infatti preferibile trovare la morte difendendo la patria che sottostare ancora al servaggio e al tributo. Su un solo piede, un occhio chiuso e l’altro aperto, girò attorno all’esercito intonando incantesimi. Violento e crudele fu allora lo scontro tra la tribù dei Fomori e gli uomini di Eriu.
Le schiere corsero ad affrontarsi lanciando un alto grido; quando poi ebbe inizio la mischia, ciascuna tempestò l’altra di colpi.
Allora numerosi e bei guerrieri caddero trovando la morte. Il massacro fu grande, sì che giacquero in molti là nelle fosse. Orgoglio e ignominia stavano fianco a fianco. C’era collera e c’era furore. Il sangue colava copioso sulla bianca pelle dei giovani guerrieri mutilati da mani di uomini arditi, quando si esponevano al pericolo per tema di apparire vili. Un frastuono assordante si levava dal campo: grida di combattenti e spezzare di scudi, fendere di lance e di spade dall’impugnatura d’avorio, scuotersi di faretre e sibilare di dardi e di giavellotti in volo, e il cozzo violento delle armi!
Le punte dei piedi e delle dita quasi si toccavano nel mutuo colpirsi; per la vischiosità del sangue sotto i piedi, i guerrieri scivolavano cadendo al suolo e, da seduti, si colpivano sulla testa. Si era scatenato un combattimento lacerante e tumultuoso, sanguinoso e terribile, e il fiume Unius scorreva tra i cadaveri dei nemici.
Per mano di Balor nipote di Net caddero allora Nua-, da dalla Mano d’Argento e Macha figlia di Emmas; e Casmoel ucciso da Octriallach figlio di Indech. Poi Lug: si scontrò con Balor dall’Occhio Penetrante, così detto perché aveva un potere letale. Balor non lo teneva mai aperto se non sul campo di battaglia, quando quattro uomini gli sollevavano la palpebra per mezzo di una lucida maniglia fissata al dì sopra. I guerrieri guardati da quell’occhio, quand’anche fossero stati migliaia, non potevano resistere al nemico. Ed ecco da dove a Balor derivava quel potere malefico: un giorno, mentre i druidi del padre stavano bollendo dei composti magici, era andato a guardare dalla finestra e il fumo della cottura gli era entrato nell’occhio, che aveva ricevuto il potere venefico della pozione.
Poi Balor e Lug si trovarono faccia a faccia sul campo e si sfidarono.
«Sollevami la palpebra, ragazzo» disse Balor. «Voglio vedere il chiacchierone che mi rivolge la parola. »
Ma, come la palpebra fu sollevata, Lug scagliò con la fionda una pietra che attraversò la testa del fomoro, rovesciandogli l’occhio all’indietro, così che la pupilla si fissò sul suo stesso esercito. Quando Balor cadde sopra i Fomori, tre volte nove guerrieri morirono sotto di lui: le loro teste finirono contro ìl petto di Indech figlio di De Domnann, sì che un fiotto di sangue gli sprizzò dalle labbra, e Indech disse:
«Chiamatemi il mio poeta, Loch Lethglas, il Semi- verde» (il soprannome gli derivava dall’essere verde per metà, da terra fino in cima al capo). « Voglio sapere chi mi ha colpito così. »
Giunse poi la Morrigan figlia di Ernmas, a incoraggiare i Tuatha De con il suo canto, perché si battessero con coraggio e ardore. Dopo di che la battaglia si trasformò in disfatta, con i Fomori respinti fino al mare. Ogma il campione figlio di Elatha, e Indech figlio di De Domnann, re dei Fomori, caddero in singolo scontro.
Loch il Semiverde chiese a Lug grazia della vita.
«Se adempirai tre miei desideri » fu la risposta.
«Saranno soddisfatti» assicurò Loch. «Allontanerò per sempre dall’isola le razzie dei Fomori, e ogni male
e sventura fino alla fine del mondo.»
Loch fu così risparmiato. Disse poi che, per la grazia che gli era stata accordata, avrebbe conferito un nome ai nove carri di Lug. Quindi assegnò i nomi ai guidatori, alle fruste che questi tenevano in mano, e anche ai cavalli.
«E ora ti chiedo qual è stato il numero degli uccisi» gli domandò Lug.
«Non conosco il numero della gente comune e dei servi. Lo so però dei principi, dei nobili, dei campioni, dei figli di re e dei re supremi: cinquemila più tre volte venti e tre; duemila e tre cinquantine; quattro volte ventimila e nove volte cinque; otto volte venti e otto; quattro volte venti e sette; quattro volte venti e sei; otto volte venti e cinque; due e quaranta, compreso il nipote di Net. Tale in questa battaglia è stato il numero degli uccisi tra i Fomori, i re supremi e i grandi nobili.
«Per quanto riguarda la somma della gente comune e dei poveri, dei servi e degli uomini d’ogni mestiere che vennero insieme al grande esercito (ogni campione, ogni principe e ogni re supremo venne con il proprio seguito alla battaglia, così caddero tutti, uomini liberi e schiavi), ho calcolato soltanto gli schiavi dei grandi re. Ecco la stima che hanno fatto i miei occhi:
sette centinaia, sette volte venti e sette uomini attorno a Sab Uanchennach, dalla Testa d’Agnello, il cui padre Coirpre Colc era un servitore di Indech figlio di De Domnann, era cioè figlio di un servo del re dei Fomori.
«Per quanto riguarda la moltitudine dei mezzi uomini, di coloro che non raggiunsero nemmeno il cuore della mischia, dirne il numero sarebbe come contare le stelle in cielo, i granelli di sabbia nel mare, i fiocchi di neve, le gocce di rugiada sui prati, i chicchi di grandine, i fili d’erba sotto gli zoccoli delle mandrie, e i cavalli di Manannàn figlio di Lir sul mare in tempesta. »

Bres ha salva la vita

Poi Bres, indifeso, cadde tra le mani dei Tuatha De.
« meglio risparmiarmi che uccidermi» disse.
«Che me ne verrebbe?» chiese Lug.
«Il latte non mancherebbe mai alle mucche Eriu. »
« Sottoporrò la questione ai nostri saggi » disse Lug. Andò a consultare Maeltne Mor Brethach dal Grande Giudizio, e gli chiese se dovesse lasciare in vita Bres perché in Eriu le mucche avessero sempre latte.
«No» fu la risposta di Maeltne. «Se è vero che può assicurarne il latte, non ha alcun potere sul termine della loro vita o sulla loro fertilità. »
«Questo non ti basta» riferì Lug a Bres. «Non hai potere sulla loro vita o sui loro nati, anche se ne assicuri il latte. C’è forse altro che ti possa salvare? »
«Sì, certo. Di’ ai tuoi giudici che mieteranno un raccolto ogni quarto di anno. »
Ma quando Lug andò a riferire, Maeltne disse:
«Finora è andata bene così: la primavera per arare e seminare, perché il grano sia forte all’inizio dell’estate, completi la maturazione e sia mietuto all’inizio dell’autunno, e sia consumato nell’inverno.»
«Neppure questo ti salverà» riferì Lug a Bres. «Ma per assai meno potresti avere scampo.
«In che modo?»
«Come devono arare gli uomini di Eriu? Come seminare? Come mietere? Una volta che avrai fatto conoscere queste tre cose sarai risparmiato. »
«Di’ loro questo» rispose Bres. «Un martedì per arare, un martedì per spandere i semi nel campo, un martedì per la mietitura. »
Con questo stratagemma Bres fu lasciato libero.
Ritrovamento della spada di Tethra edell’arpa del Dagda
Fu alla battaglia di Mag Tured che Ogma il campione trovò Orna, la spada di Tethra, uno dei re dei Fomori. Ogma la trasse dal fodero e la pulì. Allora la spada riferì tutte le imprese che aveva compiuto. A quel tempo era infatti costume che, quando una lama fosse snudata, rendesse note le gesta che, grazie a essa, erano state intraprese. Per questo le spade, una volta snudate, hanno diritto al tributo della pulitura. Ed è sempre per questa ragione che vi si conservano degli incantesimi. Ora, il motivo per cui allora i demoni solevano parlare attraverso le spade era che le armi venivano venerate dagli uomini ed erano usate come salvaguardia.
Lug, il Dagda e Ogma’4 inseguirono poi i Fomori che avevano rapito Uaithne, l’arpista del Dagda. Giunti nella sala del banchetto dove si trovavano Bres e il padre Elatha figlio di Delbaeth videro appesa al muro proprio l’arpa nella quale il Dagda aveva racchiuso le proprie melodie in modo che risuonassero soltanto al comando della sua voce. E il Dagda intonò questi
versi:

Vieni Daurdabla!
Vieni Coir Cethar Choir!
Vieni estate, vieni inverno!
Voci di arpe, mantici e cornamuse!

(L’arpa aveva infatti due nomi: Daurdabla, o Quercia dai Due Verdi, e Coir Cethar Choir, Musica dai
Quattro Angoli.)
Allora l’arpa si staccò dal muro e uccise nove uomini prima di andare dal Dagda, che suonò per i Fomori le tre arie che distinguono l’artista: la melodia del pianto, quella della gioia e quella del sonno. Quando suonò l’aria del pianto, le sensibili donne dei Fomori cominciarono a lacrimare; quando intonò quella della gioia, risero le donne e i ragazzi; infine, con l’aria del sonno, caddero addormentati i guerrieri. In tal modo i tre eroi sfuggirono incolumi ai re fomori, che avrebbero invece voluto ucciderli.
Poi il Dagda si portò via il bestiame in possesso dei Fomon, giacché le mandrie accorsero al muggito della giovenca che Bres gli aveva dato in ricompensa del suo lavoro. Infatti, quando questa chiamò il suo vitellino, tutto il bestiame di Eriu, che i Fomori aveva ottenuto come tributo, la seguì al pascolo.

Epilogo

Dopo la vittoria, poi che furono portati via i morti, la Morrigan figlia di Ernmas andò ad annunciare la possente vittoria alle vette regali di Eriu, alle genti dei si- de, alle foci e alle rive dei grandi fiumi. Ed è anche per questo che la Badb’5 racconta le nobili gesta dei guerrieri: ((Hai un’altra storia da narrare?» le chiedevano. Ed essa cantava:
La pace fino al cielo, dal cielo fino a terra, la terra sotto il cielo, la forza in ciascuno...
Profetizzò inoltre la fine del mondo, predicendo i mali che sarebbero venuti, tutte le malattie e tutte le
vendette. Fu allora che intonò questo canto:

Non vedrò un mondo che mi sarà caro,
l’estate senza fiori,
le vacche senza latte,
le donne senza pudore,
gli uomini senza coraggio,
le conquiste senza re,
gli alberi senza frutti,
i mari senza pesci.
I giudizi errati dei vecchi,
le false sentenze dei giudici,
ogni uomo un traditore,
ogni fanciullo un ladro.
Il figlio nel letto del padre,
il padre nel letto del figlio,
ciascuno si farà cognato del fratello.
Tempo di empietà!
Il figlio tradirà il padre,
la figlia tradirà la madre...



Primaflora, il saggio dalla doppia personalità
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:46. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com