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Piante medicinali

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2010 14:19
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Sesso: Femminile
30/03/2010 14:19

Nel linguaggio comune si sovrappone l'uso dei termini pianta medicinale con pianta officinale, che indica piante utilizzate nelle officine farmaceutiche per la produzione di specialità medicinali. Questa definizione è però abbastanza riduttiva, e l'utilizzo in ambienti accademici del termine pianta medicinale non fa più riferimento esclusivamente ad un utilizzo a scopo terapeutico delle sostanze contenute nelle piante, bensì dell'utilizzo della pianta o di estratti da essa derivati a scopo terapeutico.

Con l'introduzione della agricoltura si rese necessaria una maggiore attenzione alla vita delle piante e questo fu il punto di partenza della conoscenza, anche medica, delle caratteristiche delle piante stesse.

Il più antico documento medico, per ora rintracciato, è il "papiro di Ebers", risalente al 1500 a.C. Gli egizi facevano largo uso di medicamenti di natura vegetale, in particolar modo conoscevano le proprietà della maggiorana, dell'edera, della mirra.[2]
Nell'antica Grecia, le conoscenza sulle piante si mescolarono con le teorie filosofiche sulle stesse. Uno dei più importanti studiosi fu Eracleide, il quale sperimentò nuove ricette, riprese in seguito da Celso. Le radici studiate e messe in vendita vennero definite "farmacopoli" e si basavano soprattutto sulle nozioni contenute nei testi medici scritti da Ippocrate (V secolo a.C.) e in quelli botanici scritti da Teofrasto.
Nell'antica Roma, già nel I secolo d.C. vennero impiantati orti chiamati medicinali, in quanto si coltivavano piante sfruttate per le varie terapie mediche.
Nell'IX secolo d.C., in Sicilia, grazie ai saraceni furono introdotte nuove tecniche idrauliche e di irrigazione che consentirono l'introduzione di nuove piante officinali.
Gli arabi diedero un grande impulso sia all'alchimia sia alla chimica, che ebbe ripercussioni nello sviluppo farmaceutico di tinture e distillati. Gli arabi furono i primi ad organizzare una farmacopea, quindi un elenco di ricette descriventi le proporzioni e le composizioni chimiche.

Ai secoli XI, XII, XIII, risalgono i primi testi farmaceutici, in cui confluirono le influenze greche, romane e arabe, sintetizzate nella definizione delle operazioni fondamentali: lozione, decozione, infusione e triturazione. In questo periodo si diffuse l'uso delle spezie e delle droghe e la Scuola salernitana introdusse assieme alle pratiche chirurgiche anche un antesignano dell'anestesia, la spongia sonnifera, imbevuta di oppio, succo di mandragora e di giusquiamo che doveva essere aspirata dal paziente.[2] La Scuola di Salerno si distinse anche per la grande perizia nel selezionare le erbe, sulle quali abbondano indicazioni terapeutiche che si sono dimostrate efficaci ancora ai nostri tempi, valga per tutte l'insegnamento che diceva : <>, che ha un'azione benefica sulle bronchiti e sulle affezioni respiratorie.[2]


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