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L'arte della guerra : archi e balestre

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2010 23:31
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01/05/2010 22:50

La Tecnica della Balestra

Esiste una variante dell’arco, essa è quasi un arco meccanico: è la balestra, anch’essa in due varianti: leggera e pesante.

La balestra non lancia frecce, ma corpi più pesanti, i quadrelli o dardi, contenuti in appositi astucci o trattenuti sul corpo dell’arma stessa. I quadrelli/dardi sono più corti delle frecce, ma fanno più danno, poiché sono più pesanti e vengono scagliati con forza maggiore attraverso un meccanismo artificiale. Tuttavia la balestra non è esente da difetti: in primo luogo, la balestra abbisogna di tempi di ricarica, tra un quadrello e l’altro, più lunghi rispetto all’arco ed ha una gittata limitata (non più di 50 mt). È un’arma a tiro diretto.

Struttura della Balestra



La struttura della Balestra deriva da un arco fissato ad un fusto di legno chiamato teniere. La corda veniva tesa con leve, mulinelli, martinetti, o col crocco (un gancio a tirare) quindi veniva trattenuta prima da un piolo, poi da una noce in legno duro, in osso o in metallo, che tirato in basso faceva scaricare la corda. L'arco è il componente più importante della balestra: è di ferro o altro metallo. Viene fissato al teniere attraverso la spinta dell'occhio. Bloccato mediante la zeppa od un bullone, che fanno presa sulla piastra inferiore. Ad esso è agganciata la corda. Serve a dare la spinta alla verretta (altro nome del dardo). La sua spinta è tra i 2-3 quintali. Il teniere, che è il corpo in legno della balestra, permette di assemblare su di sé tutte le altri parti della balestra. Il teniere è realizzato in legno (generalmente in noce), può essere di varie forme e arricchito con intagli o intarsi. Le frecce, chiamate anche dardi, verrette, bolzoni, verettoni, o quadrelli, munite ai lati per una parte della loro lunghezza di due file di penna d'oca tagliate corte (per stabilizzarne il tragitto), hanno varie forme di punta in ferro a seconda dell'uso: bellico, venatorio e cavalleresco.

Tecnica d'Uso

La balestra è un'arma da tiro che deve essere brandita per forza con entrambe le mani, non permette quindi di poter brandire una qualsiasi protezione, quale uno scudo, nonostante ciò, permette di colpire bersagli a buona distanza, la procedura più complessa è quella del caricamento.

Tre sono i punti fondamentali per tirare con la balestra sono:

I. Armare: Puntare la balestra verso il basso e mettere in tensione la corda tramite la rotazione del martinetto, tre giri completi bastano (la balestra è mantenuta ancora in basso).

II. Caricare: Incoccare il dardo, ossia portare la verretta nell'apposito vano tenendo la balestra in orizzontale

III. Mirare: Sollevare la balestra all'altezza della spalla, inquadrando il bersaglio.

IV. Sparare il Dardo: Tirare verso il basso il piolo di trattenuta, che rilascerà la corda e farà partire la verretta/il dardo/il quadrello

La Tecnica della Balestra

Esiste poi un'altra variante dell’arco, essa è quasi un arco meccanico: è la balestra, anch’essa in due varianti: leggera e pesante.

La balestra non lancia frecce, ma corpi più pesanti, i quadrelli o dardi, contenuti in appositi astucci o trattenuti sul corpo dell’arma stessa. I quadrelli/dardi sono più corti delle frecce, ma fanno più danno, poiché sono più pesanti e vengono scagliati con forza maggiore attraverso un meccanismo artificiale. Tuttavia la balestra non è esente da difetti: in primo luogo, la balestra abbisogna di tempi di ricarica, tra un quadrello e l’altro, più lunghi rispetto all’arco ed ha una gittata limitata (non più di 50 mt). È un’arma a tiro diretto.

Struttura della Balestra

La struttura della Balestra deriva da un arco fissato ad un fusto di legno chiamato teniere. La corda veniva tesa con leve, mulinelli, martinetti, o col crocco (un gancio a tirare) quindi veniva trattenuta prima da un piolo, poi da una noce in legno duro, in osso o in metallo, che tirato in basso faceva scaricare la corda. L'arco è il componente più importante della balestra: è di ferro o altro metallo. Viene fissato al teniere attraverso la spinta dell'occhio. Bloccato mediante la zeppa od un bullone, che fanno presa sulla piastra inferiore. Ad esso è agganciata la corda. Serve a dare la spinta alla verretta (altro nome del dardo). La sua spinta è tra i 2-3 quintali. Il teniere, che è il corpo in legno della balestra, permette di assemblare su di sé tutte le altri parti della balestra. Il teniere è realizzato in legno (generalmente in noce), può essere di varie forme e arricchito con intagli o intarsi. Le frecce, chiamate anche dardi, verrette, bolzoni, verettoni, o quadrelli, munite ai lati per una parte della loro lunghezza di due file di penna d'oca tagliate corte (per stabilizzarne il tragitto), hanno varie forme di punta in ferro a seconda dell'uso: bellico, venatorio e cavalleresco.

Tecnica d'Uso

La balestra è un'arma da tiro che deve essere brandita per forza con entrambe le mani, non permette quindi di poter brandire una qualsiasi protezione, quale uno scudo, nonostante ciò, permette di colpire bersagli a buona distanza, la procedura più complessa è quella del caricamento.

Tre sono i punti fondamentali per tirare con la balestra sono:

I. Armare: Puntare la balestra verso il basso e mettere in tensione la corda tramite la rotazione del martinetto, tre giri completi bastano (la balestra è mantenuta ancora in basso).

II. Caricare: Incoccare il dardo, ossia portare la verretta nell'apposito vano tenendo la balestra in orizzontale

III. Mirare: Sollevare la balestra all'altezza della spalla, inquadrando il bersaglio.

IV. Sparare il Dardo: Tirare verso il basso il piolo di trattenuta, che rilascerà la corda e farà partire la verretta/il dardo/il quadrello


18 marzo 15.03 | Collegamento permanente | Pubblica su blog | Arte della Guerra
La Tecnica dell'Arco


L’Arco Tradizionale


Per Archi Tradizionali s’intendono i Longbow e gli archi ricurvi corti e potenti, altrimenti detti archi da caccia. Generalmente in legno, gli Archi Tradizionali ci consentono di riassaporare il gesto del tiro con l'arco nella sua veste più antica e pura. Con gli Archi Tradizionali si pratica generalmente il tiro istintivo che si avvale di un’attrezzatura, di un'impostazione e di una tecnica di mira molto caratteristiche e particolarmente affascinanti per chi sente il richiamo delle cose semplici e naturali.

Le Varie Parti dell'Arco

Nocche:
Le nocche sono le parti più estreme nella struttura dell'arco, una opposta alla'altra. Sono le sedi per inserire gli occhielli della corda in genere presentano dei rinforzi in osso o corno.

Corda:
La corda è composta da diversi fili, da 12 a 16 per lo più, e può essere costruita di materiali diversi . Le corde sono di due tipi: la corda "senza fine", assemblata di fili paralleli tenuti assieme da avvolgimenti di un altro filo attorno agli occhielli e la corda "fiamminga" composta di due fasci di fili ritorti l'uno sull'altro. Le corde fiamminghe possono avere anche un solo occhiello mentre il capo inferiore viene legato alla nocca inferiore dell'arco mediante un "nodo dell'arciere". La corda fiamminga viene usata solo su archi tradizionali o ricurvi e presenta numerosi vantaggi: oppone una maggiore resistenza alla inevitabile torsione che la corda subisce quando si tende l'arco ed è possibile allungarla o accorciarla: essa può variare abbondantemente in lunghezza senza diventare eccessivamente rigida; non è possibile fare lo stesso con una senza fine.

Flettenti:
I flettenti sono la parte fondamentale dell'arco poichè grazie alla loro flessibilità, una volta portati in trazione tendendo la corda, tornando nella loro posione originaria conferendo alla freccia la potenza e la velocità di tiro. Più è rapido il loro ritorno in posizione dopo il rilascio (velocità di chiusura dell'arco), più spinta verrà data alla freccia. Da qui il vantaggio dato dalla leggera curvatura delle estremità dei flettenti negli archi ricurvi che ne aumenta la velocità di chiusura.

Impugnatura:
Come si può facilmente supporre, l'impugnatura è una parte essenziale e rilevante nella fattura di un buon arco. Può essere flessibile, ma generalmente è rigida, non molto più spessa del resto dell'arco e delimitata da un manicotto di pelle.

Ventre:
Per ventre si intende la parte ricurva dell'arco rivolta verso di noi al momento della preparazione allo scocco. La parte ricurva che inizia poco dopo e le nocche e va a terminare all'impugnatura.

Dorso:
La descrizione del dorso di un arco è speculare a quella del ventre. Il dorso è la parte dell'arco opposta al ventre, partente anch'essa dalla nocca superiore, passando per l'impugnatura e terminando alla nocca inferiore.

Serving:
È un avvolgimento di filo attorno alla corda, da circa 2 pollici sopra il centro a circa sotto 6 di esso e serve ad avere un incocco sicuro ed a proteggere la corda stessa da eventuali urti contro il parabraccio. Il punto di incocco è un anellino di metallo o di filo sulla corda che segna il punto al di sotto del quale si deve incoccare la freccia perché sia posizionata con la corretta inclinazione e non "cavalchi" in uscita.

Brace-Height:
È la misura della distanza che va dall'impugnatura alla corda; ogni arco ha un brace ottimale.

Struttura della Freccia

La COCCA è un piccolo elemento scanalato che può presentarsi in diverse forme. Quello che conta è che sia comunque del giusto diametro per l'asta, ed abbia una pinzatura adatta al serving della corda, sia come dimensione della scanalatura, che come "forza" della pinzatura; deve, cioè, agganciare la freccia alla corda abbastanza da non farla cadere durante la trazione, ma non tanto da trattenerla quando viene scoccata.

L'ASTA è ciò da cui tutto il resto dipende. Prima di tutto deve essere dritta, poi del giusto peso, spine e lunghezza.

Per SPINE si intende la flessibilità dell'asta che dipende, ovviamente, dal materiale e dalla costruzione dell'asta stessa, ed, all'interno della stessa tipologia di aste, dallo spessore e dalla lunghezza; uno spine ottimale è la miglior certezza di un volo preciso e pulito.

L' IMPENNAGGIO deve essere adatto all'asta ed al LIBBRAGGIO dell'arco. Con aste in legno si usano penne naturali, generalmente sono di oca; la lunghezza varia da 3 a 5 pollici e si può scegliere fra il profilo a scudo e quello parabolico. Tutti gli impennaggi vengono eseguiti incollando le alette sull'asta con dei collanti. Lo schema più diffuso è indubbiamente quello consistente in tre alette incollate dritte a 120° una dall'altra con una penna di colore diverso (detta penna indice) perpendicolare rispetto al taglio della cocca. In altri casi le stesse tre alette sono incollate leggermente di traverso, in modo da formare una specie di elica (da cui il nome impennaggio elicoidale) che imprime una rotazione alla freccia in volo aumentandone la stabilità per compensazione degli scarti laterali, ma rallentandola leggermente. Nella scelta dell'impennaggio occorre trovare il giusto equilibrio fra stabilità (impennaggio lungo e grande) e velocità (impennaggio piccolo). La punta è anch'essa un elemento importante nel profilo aerodinamico della freccia, è importantissimo che sia adatta al diametro dell'asta e ben centrata; inoltre il suo peso (misurato in grani) influisce sullo spine dell'asta, nel senso che una punta più pesante lo aumenta ed una più leggera lo diminuisce, quindi, se vogliamo un bel tiro teso, anche questa caratteristica deve essere adeguatamente valutata.


Il Tiro Naturale

Il tiro naturale presuppone l’assoluta mancanza di strumenti di mira e l’inutilità della valutazione oggettiva della distanza di tiro. La freccia compie in ogni caso una parabola apprezzabile, nel suo cammino. Se la distanza esula i trenta metri, il gioco si fa difficile. Ma tra i postulati sacri della caccia con l’arco si trova il lemma che vieta assolutamente tiri a distanza superiore, e quindi tutta la vicenda si semplifica. A venti metri, distanza ottima per colpire, la traiettoria è pressoché rettilinea. Il tiro istintivo predica di mirare con il corpo, e non solo con gli occhi. E’ fondamentale quindi sensibilizzarsi sull’assetto del corpo, e non rimanere vincolati a schemi di tiro.

L’Impostazione del Corpo

L’inclinazione del busto in avanti e parallelamente anche l’arco, permetterà una visione veramente chiara di ciò che ci circonda, senza il diaframma visivo della finestra dell’arco (inevitabile quando lo si mantiene diritto).

Ricordate: l’equilibrio della postura è fondamentale, e va ricercato sempre prima di impostare il tiro. Il miglior assetto sarà sempre e comunque quello che vi permetterà un’espansione efficace ed il giusto controllo durante e dopo il rilascio.

Tirare velocemente e ripetutamente è proprio d'ogni tiratore che si rispetti. Per arrivare a ciò, diventa ancor più necessario mantenere fissa la concentrazione sul bersaglio, senza mai distoglierla.

L’Incocco

L’operazione d'incocco, che prelude al tiro, consiste nel prelevare la freccia dalla faretra e appoggiarla su un tappetino incollato sulla base della finestra o anche direttamente sul legno. La corda si trattiene con l'indice sopra la cocca (parte piumata della freccia) e il medio e l'anulare sotto.

L’incocco deve diventare automatico e assolutamente ininfluente sul flusso dell’azione, finalizzata al cogliere il bersaglio. Da ciò è evidente come sia necessario apprendere ad incoccare sulla corda non guardando altro che avanti a sé, verso il bersaglio.

Tecnica di Tiro

Si traziona con l'arco e la testa leggermente inclinati e con entrambi gli occhi aperti. Si aggancia con il dito indice all'angolo della bocca e si sgancia dopo pochi istanti di intensa concentrazione sul bersaglio.

La parte più affascinante e controversa del Tiro Naturale è sicuramente la "tecnica di mira" basata solo sulla concentrazione e sull’arco come naturale prolungamento del nostro braccio. I piedi vanno tenuti larghi circa come le spalle (quando possibile) e allineati su un'immaginaria linea diretta verso il bersaglio. L'arco va impugnato centralmente allineando il polso in modo che l'articolazione stia in equilibrio senza impegnare la muscolatura, stringendo l'arco il meno possibile, quanto basta per non lasciarlo cadere al momento dello sgancio; evitate assolutamente di trattenere la freccia con l'indice. Le dita sulla corda (indice sopra la cocca, medio ed anulare sotto) vanno tenute a circa 1cm di distanza dalla cocca.

Alzate ora l'arco (sempre inclinato) verso il bersaglio, trazionandolo pochi centimetri; in questa fase prestate attenzione a mantenere la spalla del braccio che impugna l'arco più bassa possibile e il gomito del braccio della corda più alto possibile.

Ora compite la trazione completa, fino a raggiungere con l'indice l'angolo della bocca; tenete il pollice in basso. La trazione va accompagnata da un'inspirazione e condotta il più possibile con la muscolatura della schiena, lasciando le braccia più rilassate possibile. L'aria andrà espirata solo dopo lo sgancio.

La fase di trazione va eseguita salendo con l'asta già allineata e non lateralmente o sopra. Giunti all'ancoraggio (indice all'angolo della bocca) dovremo considerare che la cocca sia sotto la perpendicolare dell'occhio dominante e l'asta non appaia storta.

Lo Scocco

Il braccio dell'arco spinge, proteso come ad indicare il centro. Ora, dopo pochi istanti d’intensa concentrazione, la mano si rilasserà fino a fare "scappare" la corda. Se dopo lo sgancio la mano è contratta e/o lontana dal viso, significa che lo sgancio era "nervoso" e "volontario"; bisogna invece che esso sia rilassato ed involontario quanto più possibile.

Durante i pochi istanti prima dello sgancio, la testa leggermente inclinata con l'arco vi aiuterà ad allineare l'asta ed i due occhi aperti, a cercare la sensazione che essa sia indirizzata al centro.


[Modificato da Lanyce 02/05/2010 23:31]


Primaflora, il saggio dalla doppia personalità
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