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Il Soffio dei Morti

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2010 17:20
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29/03/2010 17:20

Il libro dei morti




Il libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse, contenente formule magiche, inni e preghiere che, per gli antichi egizi, guidavano e proteggevano l'anima (Ka) nel suo viaggio attraverso la regione dei morti. Secondo la tradizione, la conoscenza di questi testi permetteva all'anima di scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste dai 42 giudici del tribunale di Osiride dio degli inferi. Questi testi indicavano inoltre che la felicità nell'aldilà dipendeva dal fatto che il defunto avesse o meno condotto una vita virtuosa sulla Terra.
I primi testi funerari a noi noti furono incisi in geroglifici sulle pareti interne delle piramidi dei re della V e VI dinastia del Regno Antico, e presero il nome di "testi delle piramidi". Nel primo periodo intermedio e nel Medio Regno fu d'uso farsi dipingere questi testi sui sarcofagi,pratica da cui deriva il nome di "testi dei sarcofagi". Nella XVIII dinastia essi vennero scritti su papiri, molti dei quali lunghi da 15 a 30 metri e con illustrazioni a colori, posti nei sarcofagi.
Questa vasta raccolta di testi funerari ci è pervenuta in tre differenti versioni: l'eliopolitana, compilata dai sacerdoti del Collegio di Anu e contenente testi in uso tra la V e la XII dinastia; la versione tebana, in uso dalla XVIII alla XXII dinastia, e la versione saita, in uso a partire dalla XXVI dinastia, intorno al 600 a.C., sino alla fine delle dinastie , nel 31 a.C. Il titolo di "Libro dei Morti" è fuorviante; i testi non formano un'opera unitaria e non appartengono a un unico periodo; gli egittologi solitamente intitolano così le ultime due versioni.

Poiché si riteneva che, dopo aver lasciato la tomba, le anime dei morti fossero in balia di infiniti pericoli, le tombe erano tutte dotate di una copia del Libro dei Morti ,vera e propria guida per il mondo dell'aldilà. Dopo l'arrivo nel regno dei morti, il ka veniva giudicato da Osiride e dai 42 demoni che lo assistevano. Se essi decidevano che il defunto era stato un peccatore, il ka era condannato alla fame e alla sete o a essere fatto a pezzi da orribili carnefici; se invece la decisione era favorevole, il ka migrava nel regno celeste dei campi di Yaru, dove il grano cresceva altissimo e l'esistenza era una versione festosa della vita sulla Terra. Tutti gli oggetti necessari per la vita nell'aldilà venivano perciò posti nella tomba. Come pagamento per l'aldilà e per la sua benevola protezione, Osiride chiedeva che i morti svolgessero mansioni per lui, ad esempio lavorare i campi di grano. Anche questo compito, tuttavia, poteva essere evitato ponendo alcune statuette, chiamate ushabti, nella tomba affinché fungessero da sostituti per il defunto.


La Confessione




Quando il defunto compariva davanti al tribunale di Osiride, si discolpava presso i giudici mediante una confessione che è detta "negativa" perchè svolta sulla negazione d'aver commesso ingiustizie o atti malvagi (generalmente di carattere religioso o rituale). Questa confessione era rilasciata in due tempi: dapprima il defunto si indirizzava al tribunale nella sua interezza, poi alle 42 divinità che assistevano Osiride. Dopo aver salutato quest'ultimo "Dio grande, Signore di verità e di giustizia, Signore onnipotente", di cui egli dichiarava di conoscere il nome magico, così come quello dei suoi collaboratori, il defunto iniziava la propria confessione:
"Io non sono stato violento nei confronti dei miei genitori. Io non ho commesso crimini. Io non ho sfruttato gli altri. Io non sono stato ingiusto. Io non ho ordito congiure. Io non sono stato blasfemo". Il morto si rivolgeva poi a ciascuno dei quarantadue giudici, generalmente spiriti di città o di altri luoghi terrestri:
"O tu, Spirito che appari ad Eliopoli e che procedi a grandi passi. io non sono stato perverso. .....
O tu, Spirito di Letopolis, dagli sguardi che sembrano coltelli, io non ho ingannato ...
O, tu Spirito dell'Amenti, dio della duplice sorgente del Nilo, io non ho diffamato ....
La confessione presentava in sè, visti i peccati che l'anima negava d'aver commesso, un alto carattere morale ma, in realtà, bastava saperla recitare a memoria o leggerla dopo essersela scritta nella tomba, per essere sicuri di ricevere l'assoluzione anche nel caso che si fossero commessi tutti i peccati nominati nel corso dell'atto di discolpa:

Non ho detto il falso
Non ho commesso razzie
Non ho rubato
Non ho ucciso uomini
Non ho commesso slealtà
Non ho sottratto le offerte al dio
Non ho detto bugie
Non ho sottratto cibo
Non ho disonorato la mia reputazione
Non ho commesso trasgressioni
Non ho ucciso tori sacri
Non ho commesso spergiuro
Non ho rubato il pane
Non ho origliato
Non ho parlato male di altri
Non ho litigato se non per cose giuste
Non ho commesso atti omosessuali
Non ho avuto comportamenti riprovevoli
Non ho spaventato nessuno
Non ho ceduto all' ira
Non sono stato sordo alle parole di verità
Non ho arrecato disturbo
Non ho compiuto inganni
Non ho avuto una condotta cattiva
Non mi sono accoppiato (con un ragazzo)
Non sono stato negligente
Non sono stato litigioso
Non sono stato esageratamente attivo
Non sono stato impaziente
Non ho commesso affronti contro l'immagine di un dio
Non ho mancato alla mia parola
Non ho commesso cose malvagie
Non ho avuto visioni di demoni
Non ho congiurato contro il re
Non ho proceduto a stento nell'acqua
Non ho alzato la voce
Non ho ingiuriato dio
Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio
Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene
Non ho bestemmiato il nome del dio della città.
Tra, i vivi, si ha notizia di una confessione dello stesso genere che veniva pronunciata dal sacerdote dopo l'apertura del naos, al mattino, durante il culto divino quotidiano, nell'ora destinata all'adorazione del dio.













Il concetto di Anima



Definiamo brevemente le diverse concezioni degli antichi Egizi riguardo a ciò che si intende per anima. Essi concepivano diverse entità spirituali collegate all'essere vivente.


La prima è rappresentata dal BA, concetto che potrebbe di più avvicinarsi all'attuale concezione dell'anima, ragion per cui si traduce il termine per anima-ba. È rappresentata da un uccello oppure da un uccello a testa umana.
Alle origini, il ba, sembra essere stata la facoltà propria degli dei di muoversi e di assumere forme differenti.
Nelle rappresentazioni delle tombe si vede il ba che vola intorno alla tomba od appollaiato su di un albero o ancora mentre si disseta in uno stagno; così, al di là della tomba, il ba continuava a vivere senza il suo supporto corporale, ma conservandone pur sempre le proprietà che aveva posseduto quando animava il corpo che caratterizzava.


L' AKH è una forza spirituale di carattere sovrannaturale. È rappresentato dall'ibis con ciuffo e lo stesso segno geroglifico costituisce la radice del verbo "essere benefico, efficace, glorioso". Opposto al corpo, che appartiene alla terra, l'akh appartiene al cielo.
È certo che l'akh e&grave un principio che, molto rapidamente, è divenuto appannaggio del comune mortale; l'espressione utilizzata dagli egizi "raggiungere il proprio akh", per esprimere il concetto di "morire", indurrebbe a pensare che tale principio non sia interiore all'uomo, ma che piuttosto sia, come il suo "io" spirituale, situato in un mondo divino, che si raggiunge solo dopo la morte.


Rimane il terzo concetto che è collegato all'anima, KA. Si tratta di uno dei concetti spirituali degli Egizi più difficili da "circoscrivere". Infatti, a seconda delle epoche, i sensi attribuitigli sono variati e hanno avuto una tendenza ad arricchirsi di valori nuovi.
Il ka, il cui omofono è il toro, però, esprime la potenza generatrice della forza sessuale. D'altro canto il segno geroglifico del ka sono due braccia tese, che abbracciano e sorreggono. Ciò ha potuto dimostrare che questo è proprio uno dei suoi aspetti di dio protettore; egli protegge i vivi e continua a farlo anche dopo la morte, poichè la morte altro non è che "raggiungere il proprio ka". Principio di vita e di potenza il ka è la forza vitale mantenuta tramite il nutrimento, supporto della vita fisica e spirituale








INNO AD OSIRIDE
Estratti dal Libro dei Morti


Degli antichi Egizi



A ISIDE Iside, venerabile Madre delle divinità, donatrice di vita, signora di Philae, Dama della Collinetta (la collinetta santa di Osiride), Regina di Senmut (nome egiziano dell'Isola di Bigeh) prefica che conosci le forme segrete di tuo fratello; Venerabile, potente, sovrana degli dei. A te, il cui nome è esaltato tra quello delle dee; Grande nella magia dei disegni perfetti, i cui incantesimi respingono Apophis, A te senza il cui accordo nulla può entrare nel palazzo del signore, gloriosi per la tua volontà. Il suo nome è sovrano sulla vita, quella che rende vita all'Egitto.....


Potente a Tebe, Grande a Dendera, Forte a Menfi, Madre divina in Coptos, Esaltata ad Akhmim, padrona di tutti i nomi, che domina l'Enneade tramite i suoi incantesimi magici. Potente, la forza ti conferisce il tuo prestigio. Adorata nel cielo, sovrana delle stelle, a te che metti le stelle sulla loro orbita, Iside, padrona di vita, dama della Collinetta sacra, Sovrana e reggente di Philae, Dama dei paesi del Sud.


A OSIRIDE

Salute a te, maestro dello sfavillio (o della luce), a capo del Grande Castello (che dissipa) la notte e le tenebre. Io sono venuto a te, il Glorioso, son puro, le mie mani sono dietro di te, le tue parti con quelli che sono davanti a te. Donami la bocca (perchè io possa) esprimermi tramite questa. Possa seguire il mio cuore al momento del fuoco e della notte.
Omaggio a te, re dei re, signore dei signori, principe dei principi, padrone della terra generato dal grembo di Nut, egli ha regnato sulle Due Terre e su Igert. D'oro sono le tue membra, di lapislazzuli la sua testa, di turchese sono i sui due finachi. An dai milioni di anni, dal corpo largo, dal bel viso nel Tasert (l'altro mondo), accorda lo spendore nel cilo, la potenza sulla terra, la giustificazione nel Netr-khert (l'altro mondo)!.







Inno al sole
del faraone Akhenaton
scritto nella tomba di AY



I
Tu ti ergi glorioso ai bordi del cielo, o vivente Aton !
Tu da cui nacque ogni vita.
Quando brillavi dall'orizzonte a est
riempivi ogni terra della tua bellezza
sei bello, grande, scintillante,
Viaggi al di sopra delle terre che hai creato,
abbracciandole nei tuoi raggi,
tenendole strette per il tuo amato figlio (Akhenaton).
Anche se sei lontano, i tuoi raggi sono sulla Terra;
Anche se riempi gli occhi degli uomini, le tue impronte non si vedono.
II
Quando sprofondi oltre il confine occidentale dei cieli
la terra è oscurata come se fosse arrivata la morte;
allora gli uomini dormono nelle loro stanze,
il capo coperto, incapaci di vedersi tra loro;
vengono loro sottratti i tesori da sotto la testa
e non lo sanno.
Ogni leone esce dalla sua tana,
tutti i serpenti emergono e mordono.
Il buio è totale e la terra silente:
Colui che li ha creati riposa nell'orizzonte.

III
La terra si illumina quando sorgi
Con il tuo disco scintillante di giorno.
Davanti ai tuoi raggi l'oscurità viene messa in fuga
il popolo delle Due Terre celebra il giorno,
tu lo svegli e lo metti in piedi,
loro si lavano e si vestono,
Sollevano le braccia lodando il tuo apparire,
poi su tutta la terra cominciano il loro lavoro.

IV
Le bestie brucano tranquille,
gli alberi e le piante verdeggiano,
gli uccelli lasciano i loro nidi
e sollevano le ali lodandoti:
Tutti gli animali saltellano sulle zampe
tutti gli essere alati volano e si posano di nuovo
tornano alla vita quando tu sorgi.

V
Le navi salpano su e giù per il fiume.
Alla tua venuta si aprono tutte le strade.
Di fronte al tuo volto i pesci saltano nel fiume.
I tuoi raggi raggiungono l'oceano verde.
Tu sei colui che mette il seme maschile nella donna,
tu sei colui che crea il seme nell'uomo,
tu sei colui che risveglia il figlio nel ventre ella madre,
accarezzandolo perchè non pianga.
Anche nell'utero sei la sua balia.
Tu dai respiro a tutta la tua creazione,
aprendo la bocca del neonato,
e dandogli nutrimento.

VI
Quando il pulcino cinguetta nell'uovo
gli dai il respiro perchè possa vivere.
Tu porti il suo corpo a maturazione
in modo che possa rompere il guscio.
E così quando lo rompe corre sulle sue zampette,
annunciando la sua creazione.

VII
Quante sono le tue opere!
Esse sono misteriose agli occhi degli uomini.
O unico, incomparabile dio onnipotente,
tu hai creato la terra in solitudine
come desidera il tuo cuore,
gli uomini tu hai creato, e le bestie grandi e piccole,
tutto ciò che è sulla terra,
e tutto ciò che cammina,
tutto ciò che fende l'aria suprema,
tu hai creato strani paesi, Khor e Kush
e anche la terra d'Egitto,
tu metti ogni uomo al posto giusto
con cibo e possedimenti
e giorni che sono contati.
Gli uomini parlano molte lingue,
sono diversi nel corpo e nella pelle,
perchè tu hai distinto popolo da popolo.

VIII
Negli Inferi tu sai sì che il Nilo straripi,
conducendolo a tuo piacimento a portare vita agli egizi.
Anche se tu sei signore di tutti loro, signore delle loro terre,
ti affatichi per loro, brilli per loro,
di giorno sei il disco solare, grande nella tua maestà,
anche alle terre lontane hai portato la vita,
stabilendo per loro un'inondazione del Nilo nei cieli,
che cade come le onde del mare
bagnando i campi su cui abitano.
Quanto eccelse sono le tue vie, o Signore dell'eternità!
Hai stabilito un Nilo nei cieli per i forestieri.
Per il bestiame che cammina ogni terra,
ma per l'Egitto il Nilo sgorga dall'aldilà.
I tuoi raggi nutrono campi e giardini.
E' per te che vivono

IX
Tu fai le stagioni per il bene delle tue creature,
l'inverno per rinfrescarle, l'estate perchè
possano gustare il tuo calore.
Hai creati cieli lontani in cui tu possa risplendere.
Il tuo disco nella tua solitudine veglia su tutto ciò che tu hai fatto
apparendo nella sua gloria e brillando vicino e lontano.
Dalla tua unicità dai corpo a milioni di forme
città e villaggi, campi, strade e il fiume.
Tutti gli occhi ti osservano, lucente disco del sole.

X
Non c'è nessuno altro che ti conosca tranne Akhenaton,
tuo figlio.
Gli hai dato comprensione dei tuoi intenti.
Lui capisce il tuo potere:
Tutte le creature del mondo sono nelle tue mani,
proprio come tu le hai fatte.
Con il tuo sorgere, esse vivono.
Con il tuo tramontare, esse muoiono.
Tu stesso sei la durata della vita. Gli uomini vivono attraverso di te.
I loro occhi ricolmi di bellezza fino all'ora del tuo tramonto.
Ogni fatica viene messa da parte quando tu sprofondi a ovest.

XI
Tu hai stabilito il mondo per tuo figlio,
lui che è nato dal tuo corpo,
Re dell'?Alto Egitto e del Basso Egitto,

che vive nella verità, Signore delle Due Terre,
Neferkhepure, Wanre
il Figlio di Re,

che vive nella verità, Signore dei Diademi,
Akhenaton grande nella lunghezza dei suoi giorni.
E per la Nobile Moglie del Re
lei che lui ama,
per la Signora delle Due Terre, Nefernefruate-Nefertiti,
possa lei vivere e fiorire per l'eternità.



Primaflora, il saggio dalla doppia personalità
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