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Il Giardino dei Semplici

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2010 14:11
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30/03/2010 14:11

essenze curative
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476 d.C., le invasioni barbariche e l'instabilità politica rendono insicure le campagne: le società si ritirano in luoghi chiusi e protetti, i castelli e i monasteri, che diventano i luoghi di riferimento per la civiltà e la cultura durante il lungo arco dell'epoca Medievale.
Anche l'arte dei giardini, come le altre forme della cultura, in Europa, viene preservata attraverso queste strutture, laiche e religiose, dove si definiscono due tipologie che racchiudono l'essenza del giardino medievale: quella dell' "hortus deliciarum", giardino paradisiaco fonte di piaceri terreni, frutto della cultura cortese e troubadour, e quella dell' "hortus conclusus", simbolo della Chiesa, in cui si esprimono i principi fondamentali della religione cattolica.”

“Proprio all’interno dei monasteri, il lavoro della terra e la frequentazione delle opere naturalistiche degli antichi consentivano la ripresa della coltivazione di spazi accuratamente chiusi o recintati, nei quali si coltivavano tanto piante aromatiche e salutari(e qui il giardino si rivelava fondamentale nella cura del corpo) quanto legumi, ortaggi, alberi da frutto per la mensa comune e fiori per l’altare.”

Durante tutto l’Alto Medioevo, i monasteri, disseminati lungo le grandi vie di pellegrinaggio verso la Terra Santa, si dedicarono all'assistenza dei pellegrini ammalati, oltre alla costruzione ed alla gestione di altri centri di assistenza (xenodochi) presso ai monasteri stessi. Si diffusero anche i medici - monaci vaganti.

I Benedettini fondarono le scuole di Carlomagno ed egli ne ampliò la diffusione. Nell’ 805 Carlomagno ordinò che la medicina, sotto il nome di fisica, fosse introdotta nei programmi regolari di insegnamento.

Si registra che il monastero di San Gallo nell’820 avesse un giardino di erbe mediche, 6 camere per malati, una farmacia e un alloggio speciale per i medici. Questo fu forse il primo esempio di ospedale nell’Europa Occidentale.

Le infermerie monastiche raggiunsero talvolta ragguardevoli dimensioni. Gli statuti dei monasteri cistercensi ricordano spesso l'infermeria riservata ai poveri, infirmarium pauperum; inoltre i conventi erano spesso forniti di appositi edifici per l'isolamento e la cura dei lebbrosi e degli appestati.
I medici-monaci potevano uscire dal convento soltanto per curare gli ammalati che si trovavano nelle immediate vicinanze, ed era loro vietato il pernottamento fuori sede. La medicina monastica basava la “speranza della guarigione” sulla misericordia di Dio e l'azione dei semplici. Nasce così, dentro le mura del monastero, l'orto dei semplicie l'armarium pigmentariorum,rispettivamente per la coltivazione delle erbe medicinali e per la loro conservazione.

Il monachus infirmarius svolgeva queste funzioni, a somiglianza, si potrebbe pensare, di un farmacologo, un medico ed un farmacista. Costui infatti preparava le medicine e curava ad un tempo i monaci malati, i pellegrini, i vecchi ed i poveri in genere.

“ Nel Medioevo il giardino era un appezzamento di terreno recintato, diviso in settori rettangolari, separati tra loro da una siepe: i diversi spazi erano adibiti a una certa varietà di piante, utili all’uomo o provviste di un particolare valore religioso e culturale

Per semplice (in latino medievale “medicamentum simplex”) si intendeva un erba medicinale o un medicamento fatto con erbe medicinali.

Quindi l’orto dei semplici o giardino dei semplici, era quella zona del monastero deputata alla coltivazione delle erbe e delle piante medicinali.

Secondo alcuni il lemma “orto” dovrebbe indicare quella zona dove le piante venivano coltivate a scopo utilitaristico (alimentare, medicinale ecc.) mentre il lemma “giardino” dovrebbe essere riservato esclusivamente a quelle zone dove le piante venivano coltivate per scopi estetici. Nella pratica questa distinzione non è così rigorosa e i due termini vengono indifferentemente usati l’uno al posto dell’altro.

Per tutto il Medioevo era rimasta incontrastata l’autorità di agronomi e botanici dell’età romana come Catone, Columella, Dioscoride e Plinio, assorbendo, nello stesso tempo, una ricca serie di elementi culturali derivati dalla tradizione popolare; la medicina erudita tendeva quindi a superare solo in parte il patrimonio di conoscenze trasmesso oralmente, che rappresentava una parte vitale delle conoscenze erboristiche del tempo.


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